La vita di John Wesley e il Metodismo

John Wesley studiò lettere classiche ad Oxford, imparò sette lingue e nel 1725 decise di prendere gli ordini religiosi come il padre. Nel 1726 fu docente in una scuola teologica di Oxford, dove tenne, a cadenza settimanale e in lingua greca, delle lezioni sulla versione in greco del Nuovo Testamento. Indi tornò nel paese natale, dove per due anni fu assistente del padre nella parrocchia locale.

Decise poi di rientrare a Oxford e formò insieme al fratello Charles un piccolo gruppo di devozione che si incontrava sei sere alla settimana: studiavano le scritture, digiunavano spesso, ricevevano la comunione ogni settimana, si astenevano dal lusso e dai divertimenti, facevano opere di carità, visitavano i malati, i poveri e i carcerati. In particolare, preferivano riflettere sulle opere cristiane che davano indicazioni pratiche da applicare nella vita di tutti i giorni, come per esempio l’Imitazione di Cristo di Tommaso da Kempis, Il Santo Vivere e Il Santo Morire di Jeremy Taylor.

Erano talmente precisi e rigidi nel loro impegno che vennero scherzosamente definiti metodisti, e proprio con questo nome il loro movimento prese piede e si sviluppò inizialmente in Inghilterra. Con l’intenzione di diventare missionario presso i nativi americani, nel 1735 John Wesley si recò in Georgia (USA) insieme al fratello e durante la traversata entrò in contatto con un gruppo di Fratelli Moravi che lo colpirono per la forza della loro fede. L’avventura americana non fu soddisfacente e nel 1737 tornò in patria.

Nella primavera successiva ebbe un’esperienza mistica durante la quale sentì che Cristo si era fatto carico dei suoi peccati e lo aveva salvato. Sempre più convinto delle sue idee, Wesley divenne inviso ai rappresentanti delle chiese anglicane, poiché sosteneva che la salvezza non poteva giungere attraverso i sacramenti, ma solo con il pentimento e con la fede.

Il 2 aprile 1739, a Bristol, decise di predicare all’aperto per la prima volta. Il suo scopo era condurre quante più persone possibile alla santità e alla speranza. Dal 1742 cominciò a predicare in tutte le Isole Britanniche per nove mesi all’anno, spesso all’aperto, talvolta attirando folle che contavano anche migliaia di persone. Si calcola che nel corso della vita tenne più di 40.000 sermoni e percorse più di 350.000 chilometri a cavallo (Wesley 2007).
Anche se non alzava la voce e usava parole molto semplici, i suoi sermoni erano eventi che attiravano l’attenzione, riuscivano a scuotere le coscienze e suscitavano manifestazioni fisiche negli ascoltatori. Capitava che le persone cadessero a terra prive di sensi, o scoppiassero in lacrime terrorizzate. Alcuni venivano colti da convulsioni o tremori, andavano in trance o avevano una visione. Dalla folla potevano levarsi grida di dolore a cui seguivano esclamazioni di gioia e ringraziamento (Parkes 1992).
Con l’aumentare dei fedeli, organizzò le prime società metodiste locali, a loro volta divise in classi e altri gruppi più piccoli, creando una rete di predicatori itineranti molto solida e ben strutturata. Fu uno scrittore molto prolifico: ai seguaci distribuiva materiale per esortare le persone ad abbandonare la vita dissoluta e la disperazione, in modo da poter accedere alla santità e alla speranza.

Nel 1750 diede alle stampe un’opera in cinquanta volumi, che intitolò Biblioteca cristiana, contenente citazioni e riassunti di opere religiose (Wesley 1749). Scrisse inoltre libri di inni, pubblicò i suoi sermoni, le lettere e gli estratti dei diari per incoraggiare i fedeli. Nel 1750 uscì un suo volume di note esplicative sul Nuovo Testamento (Wesley 1866). Il più volte rimaneggiato A plain account of Christian perfection (Semplice resoconto della perfezione cristiana) (Wesley 2007) riporta la sua dottrina sotto forma di dialoghi con il fratello Charles.
In termini pratici, predicava che bisogna amare Dio con tutto il proprio cuore e servirlo con tutte le proprie forze. Era convinto che la salvezza fosse disponibile per tutti e che ottenerla dipendesse dal libero arbitrio di ciascuno. Questa ricerca della perfezione nella vita terrena lo spinse a interessarsi anche alla medicina e alla prevenzione. Nel 1747 scrisse un libro in cui raccolse i rimedi medici (Wesley 1747) per la povera gente, contenente consigli per una vita sana e ricette per la cura delle malattie, che vide ben ventitré ristampe durante la vita dell’autore e restò in auge fino a oltre il 1880 (Maddox 2007). Tutti i pastori metodisti dovevano farsi carico del benessere dei loro fedeli, sia nel corpo che nell’anima.

Dopo aver compiuto ottant’anni rinforzò la struttura della sua chiesa: demandò l’autorità a una “conferenza” di cento predicatori che dovevano incontrarsi ogni anno e ordinò alcuni predicatori laici incaricandoli di diffondere la parola di Dio in America. Indirizzò la sua ultima lettera a un parlamentare inglese, incoraggiandolo a perseverare nello sforzo di abolire la tratta degli schiavi britannica. Morì il 2 marzo 1791 (Wesley 2007).

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Silvia Tuscano

editor

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