6. Gli anni Venti e la storica decisione dell’AOA

Gli eventi promotori della svolta che nel 1929 determinò l'inizio e l'evoluzione verso una medicina osteopatica parallela alla medicina ortodossa, con un percorso formativo e uno scopo professionale analoghi.

Dopo la fine della prima guerra mondiale, gli istituti di medicina ortodossa beneficiarono di sgravi fiscali, donazioni e altri finanziamenti pubblici e privati, quindi ampliarono il piano di studi e vi inserirono nuove materie, acquistarono attrezzature di laboratorio e accettarono solo le matricole che avevano compiuto un biennio di studi propedeutici. In tal modo, gli istituti dei medici regolari poterono compiere grandi passi avanti rispetto alla situazione denunciata da Flexner nel 1910, sicché alla fine degli anni Venti la formazione dei medici ortodossi americani potè definirsi omogenea ed estremamente qualificata.1:87 

Per varie ragioni, le scuole osteopatiche non riuscirono a tenere il passo con gli istituti ortodossi. Anche se fecero molti sforzi per migliorare la qualità dei corsi, la mancanza di sovvenzioni, finanziamenti e benefici fiscali impedì ai direttori delle scuole di innalzare i criteri di ammissione. Anche se nel 1920 l’AOA stabilì che le scuole dovessero richiedere alle matricole il possesso del diploma di scuola media superiore, l’adesione di tutti gli istituti a tali standard avvenne solo negli anni Trenta.1:90

Inoltre, non vi era uniformità di vedute fra gli osteopati, per esempio il dr. George Laughlin, genero di A.T. Still e decano del Kirksville College, riteneva un errore cercare di scimmiottare le scuole di medicina ortodossa introducendo studi propedeutici obbligatori, sostenendo che ciò avrebbe scoraggiato gli studenti meno privilegiati, provenienti da regioni rurali e da piccole cittadine, con un conseguente calo di medici nelle aree scarsamente popolate.1:90-91

Proseguivano anche le discussioni interne circa lo studio della farmacologia: nel 1920 l’AOA approvò un piano di studi standardizzato contenente ‘tutte le materie necessarie per la formazione di un medico osteopata generico perfettamente competente’, escludendo la farmacologia, o materia medica. Tuttavia, gli osteopati ottenevano punteggi più bassi degli MD agli esami di stato, a causa delle lacune nella preparazione. Spesso i direttori dei college cercavano soluzioni di compromesso, ma dovevano agire con cautela per non rischiare di perdere l’accreditamento presso l’ACO. Nel 1924, la proposta del college di Chicago di inserire nel piano di studi un corso approfondito sulla materia medica venne bocciata dall’AOA con diciassette volti contrari e uno solo favorevole, costringendo la scuola a fare marcia indietro.

Il violento dibattito tra gli osteopati ‘puri’ e quelli ‘in senso lato’ continuava a infuriare, anche se dopo il primo quarto di secolo la posizione dei primi divenne sempre meno sostenibile. Arroccarsi sulla posizione dell’osteopatia ‘pura’ rendeva difficile combattere per ottenere il riconoscimento: i legislatori volevano avere la certezza che i DO possedessero lo stesso bagaglio di conoscenze degli MD. Inoltre, rifiutando lo studio e l’impiego dei farmaci, gli osteopati offrivano il fianco alle accuse dell’AMA, che nel 1923 rifiutò categoricamente di riconoscere la validità della medicina osteopatica. 

L’astio dei medici regolari era tale che il consiglio direttivo dell’AMA tacciò l’osteopatia di settarismo, affermando che i DO operavano secondo principi non scientifici. Proibì altresì a tutti i suoi membri di consultare gli osteopati o di sostenere in qualsiasi modo l’osteopatia, pena la denuncia per infrazione al codice deontologico e la radiazione dall’albo.2 

Dal canto loro, le scuole resero il loro piano di studi sempre più simile a quello degli istituti ortodossi. Benché sostenessero che la qualità dei loro percorsi formativi fosse equivalente a quella degli MD, i DO non risultavano altrettanto preparati dinanzi alle commissioni per l’abilitazione, vuoi perché́ livellati su un gradino inferiore a causa dei criteri di ammissione meno restrittivi, vuoi perché́ gli insegnamenti venivano impartiti da un corpo docente meno qualificato, vuoi perché i tirocini clinici osteopatici consistevano in media di settecento ore contro le duemila degli omologhi ortodossi.1:91 

Faceva eccezione la situazione anomala della California, dove nel 1919 la commissione per l’abilitazione di stato aveva dichiarato che da allora in avanti avrebbe rifiutato di esaminare gli osteopati. Anche se questa posizione non venne omologata dal tribunale, la California Osteopathic Association (COA) temette per la sopravvivenza dell’osteopatia e decise di chiedere al legislatore l’istituzione di una commissione d’esame separata per i DO. Sia l’associazione californiana dei medici (California Medical Association, CMA) che l’AOA si dichiararono contrarie all’iniziativa, la prima perché era sfavorevole alla frammentazione della medicina, la seconda perché riteneva che progetti di tale portata dovessero essere gestiti su scala federale. Nonostante l’opposizione delle due associazioni, la legge – denominata Osteopathic Initiative Act – ottenne l’approvazione nel 1922. Da allora, l’osteopatia in California divenne una professione medica distinta. Gli osteopati decidevano il loro percorso formativo nel College of Osteopathic Physicians and Surgeons (COP&S) di Los Angeles ed erano abilitati a prescrivere farmaci ed effettuare interventi chirurgici importanti nei loro ospedali.3 

Sulle pagine del JAOA del 1926 comparvero diversi interventi a favore di una maggiore attenzione alla qualifica professionale: molti DO pensavano che il titolo di osteopata (osteopath) fosse riduttivo e troppo legato ai trattamenti manipolativi, per cui esortavano a sostituirlo con quello di medico osteopata (osteopathic physician) ritenuto maggiormente idoneo a rispecchiare l’attività professionale.1:111

Proseguivano frattanto le polemiche sull’insegnamento della farmacologia: sia le scuole che molti DO impegnati sul campo facevano sentire la propria voce, ritenendo che la proibizione dell’AOA limitasse lo scopo professionale degli osteopati. Nel 1927 l’AOA tentò una soluzione di compromesso, imponendo a tutti i college l’inserimento di un corso di ‘terapie comparate’, senza esplicitare quali argomenti avrebbe incluso. Si trattava di un escamotage che non impressionò favorevolmente i legislatori e fece ulteriormente aumentare la frustrazione all’interno della categoria. 

Per placare le polemiche, nell’estate del 1929, l’AOA definì un nuovo corso, denominato terapie supplementari (Supplementary Therapeutics) che prevedeva esplicitamente lo studio dell’utilizzo degli agenti biologici e chimici. Il corso venne approvato e rubricato come comprendente anche la farmacologia. Questa decisione ebbe una portata epocale e segnò l’abbandono dell’osteopatia ‘pura’.4 Per accogliere le lamentele espresse da alcune scuole di osteopatia che abbracciavano una politica più conservativa, l’anno successivo il corso venne reso facoltativo anziché obbligatorio. 

Resta tuttavia fermo il fatto che ormai l’AOA aveva ufficialmente adottato una strategia favorevole all’omologazione del percorso formativo degli osteopati con quello della medicina ortodossa. Tale indirizzo venne mantenuto negli anni a venire e verso la fine del secolo permise agli osteopati americani di ottenere un’abilitazione completa e illimitata per l’esercizio della professione medica.1:82-84

  1. Gevitz N. The DOs. The Johns Hopkins University Press, Baltimora, Maryland, USA 2004:81-82.
  2. Gevitz, N. (2014). The “doctor of osteopathy”: expanding the scope of practice. Journal of Osteopathic Medicine114(3), 200-212.
  3. Crum JF. The saga of osteopathy in California. West J Med. 1975 Jan;122(1):87-90.
  4. Gevitz, N. (2009). The transformation of osteopathic medical education. Academic Medicine84(6), 701-706.).

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