silvia tuscano | 26/10/2022

Emmons Rutledge Booth, il primo storico dell’osteopatia

Fonte: The Osteopathic Physician, v.2, n.3 August 1902:3.

4 marzo 1851 Brookville, Franklin, Indiana (USA) – 5 gennaio 1934 Cincinnati, Ohio, (USA), Ph.D, DO

Laureato all’ASO nel 1900, fu autore del primo libro sulla storia dell’osteopatia nel 1905 e rivestì ruoli importanti nelle associazioni degli osteopati e nella ricerca. 

Nacque il 4 marzo 1851 nello Stato dell’Indiana e perse il padre quando aveva solo sei anni. Frequentò le scuole dell’Indiana e si laureò alla National Normal University di Lebanon (Ohio). Conseguì il Ph.D alla Wooster University e si dedicò alle attività formative: direttore della scuola superiore di Sedalia (Missouri) fino al 1879, fu poi sovrintendente degli istituti scolastici di Kirkwood (Missouri) fino al 1884, e docente presso la Manual Training School della Washington University a St. Louis fino al 1888. Dopo il trasferimento a Cincinnati, fu preside della Technical School per dieci anni.

Fu presidente dell’associazione insegnanti dello Stato del Missouri e dell’Ohio sudoccidentale. Introdusse un calendario scolastico che venne adottato da tutte le università americane e si batté a favore dell’insegnamento delle discipline tecniche nelle scuole.

Si iscrisse all’ASO di Kirksville nel 1898 e prese il diploma di osteopatia nell’anno 1900, a 49 anni. Intervistato sulle motivazioni che lo avevano spinto allo studio della disciplina, dichiarò di essere sempre stato affascinato dalle scienze sanitarie, ma di aver avuto troppo timore di diventare medico per il rischio di nuocere al paziente con medicamenti dal dosaggio sbagliato. Aveva preso in considerazione l’omeopatia perché si trattava di un metodo esente dai rischi di sovradosaggio, ma era rimasto dubbioso rispetto all’efficacia. In confronto ai deludenti risultati del metodo ortodosso e del metodo dei simili, l’osteopatia gli sembrò avere maggiore efficacia ed essere basata sul buon senso e la conoscenza di ciò che è normale nelle condizioni istologiche, anatomiche e fisiologiche del corpo umano. Così aveva voluto studiarla per alleviare le sofferenze dell’umanità.1

Fu una figura di spicco durante i primordi dell’osteopatia, non solo per il libro sulla storia della disciplina, ma anche per le cariche che ricoprì nelle associazioni professionali.1,2 

 

Il dottor E.R. Booth fu una figura fondamentale nell’osteopatia del primo trentennio del Novecento. Il suo nome è legato soprattutto al primo libro sulla storia dell’osteopatia, History of Osteopathy and Twentieth-Century Medical Practice,3 che uscì nel 1905 e poi in una successiva edizione riveduta e ampliata nel 1924. 

Nel 1922 il JAOA chiese a coloro che avevano ricoperto la carica di presidente dell’associazione degli osteopati (AOA) di redigere un articolo su un argomento a loro scelta. E.R. Booth scrisse un contributo sul passato e sul futuro dell’osteopatia che venne pubblicato4 insieme a quelli di altri ex-presidenti. 

Non bisogna dimenticare che Booth seguì il corso all’ASO di Kirksville nel biennio 1898-1900 e conobbe personalmente A.T. Still, del quale conservò sempre un vivido ricordo e per il quale non mancò mai di esprimere parole di ammirazione, per esempio nel discorso commemorativo5 che tenne in occasione del 26esimo Convegno annuale dell’AOA organizzato a Los Angeles nel giugno 1922.

Ebbe parole di ammirazione per tutti coloro che si spendevano a favore dell’osteopatia, un esempio tra tutti il tributo alla memoria che recitò in occasione della scomparsa di C.M.T. Hulett nel gennaio del 1918.6

Nel 1909 il Journal of Osteopathy pubblico la trascrizione di un discorso tenuto da Booth a Lebanon (Ohio) in commemorazione dei compleanni di Abraham Lincoln e Alfred Holbrook, un pedagogo scomparso quell’anno. L’articolo, intitolato “Grandi Emancipatori”,7 contiene anche un ritratto biografico del dr. Andrew Taylor Still: Booth afferma che Lincoln gli era stato di ispirazione nella giovinezza, rappresentava per lui lo statista ideale e l’emancipatore dalla tirannia della politica; Holbrook gli era stato di ispirazione al raggiungimento della maggiore età, rappresentava per lui il pedagogo ideale e l’emancipatore dal servaggio in campo educativo; Still gli era stato di ispirazione nella mezza età, rappresentava per lui il medico ideale e l’emancipatore dalla superstizione nel campo della medicina. 

 

  • Nel 1900 scrisse un articolo approfondito sull’etica professionale, pubblicato in due parti sui numeri di agosto e settembre del Journal of Osteopathy,8-9 dividendo l’argomento in quattro categorie: il medico osteopata, i pazienti, la professione e il pubblico.
    Per la prima categoria, l’osteopata doveva innanzitutto osservare la pulizia personale e degli abiti (mani pulite, alito fresco, nessuna assunzione di sostanze intossicanti o narcotiche, evitare l’uso di profumo o l’abitudine di masticare la gomma). Doveva inoltre mantenersi in forze e in salute per essere pronto a rispondere alle chiamate, e fare il possibile per ampliare le proprie conoscenze scientifiche e difendersi dagli attacchi della categoria dei medici.
    Nell’interazione con il paziente, l’osteopata doveva mantenere l’onestà professionale e la disponibilità a fornire spiegazioni chiare, facendo tuttavia attenzione a mantenere vivi la speranza e l’incoraggiamento; doveva riconoscere i propri limiti e demandare il caso ad altri professionisti quando ciò si rendeva necessario; doveva cercare di essere puntuale e non mancare agli appuntamenti; infine doveva rispettare il segreto professionale e trattare le confidenze del paziente con la massima discrezione e cautela.
    I rapporti professionali con gli altri medici dovevano sempre essere improntati alla correttezza, e molto importante era da ritenersi la diffusione delle informazioni sul ruolo preventivo dell’osteopatia per migliorare la salute pubblica.

  • Nel 1901 pubblicò un approfondito articolo sull’osteopatia,10 evidenziandone vari aspetti fondamentali, quali ad esempio la difficoltà di diffonderla in un mondo in cui pullulavano i ciarlatani e venivano venduti “farmaci” ed elisir con formulazioni segrete, fra i cui ingredienti figuravano spesso l’alcol o sostanze che davano dipendenza (soltanto nel 1906 sarebbe stata approvata la Food and Drugs Act per cercare di mettere ordine a livello federale nel mercato degli alimenti e dei farmaci, introducendo per esempio l’obbligo dell’approvazione delle autorità governative prima della commercializzazione di un prodotto e quello di riportare gli ingredienti in etichetta11).
    Booth sottolineava come l’osteopatia non fosse un metodo miracoloso che curava qualsiasi malattia e come si diversificasse in maniera sostanziale dai metodi del massaggio, della suggestione e dello scientismo cristiano. L’osteopatia aveva basi scientifiche e non poteva essere appresa senza una scrupolosa formazione e un’ottima conoscenza del corpo umano. L’articolo è corredato da due disegni a mano: il primo illustra il tragitto del nervo vago e il secondo il sistema nervoso simpatico.
  • Sempre nel 1901, dopo aver assistito alle cerimonie di laurea in sei facoltà di medicina di Cincinnati, Booth descrisse le sue impressioni sulla medicina ortodossa e la percezione dell’osteopatia da parte della classe medica.12 In larga parte, i medici non sembravano conoscere l’osteopatia ed erano ostili alla sua diffusione. 
  • Nel 1905 uscì il suo contributo fondamentale, il libro sulla storia dell’osteopatia, History of Osteopathy and Twentieth-Century Medical Practice,3 un’opera che documenta i primordi dell’osteopatia e che vide una nuova edizione ampliata nel 1924.
  • Nel 1923 scrisse un articolo semplice e chiaro per spiegare cosa si intendesse per “Terapia della lesione”, nel quale riassunse i principi fondamentali dell’osteopatia e descrisse le motivazioni per cui questi stavano alla base dei trattamenti.13

Fu un membro attivo della vita associativa degli osteopati. Per esempio nel 1914, in concomitanza con il 18esimo convegno annuale dell’AOA, fu uno degli oratori che partecipò all’iniziativa “Domenica della salute” (“Health Sunday“), una giornata nella quale i ministri di molte chiese concedevano agli osteopati di parlare dal pulpito per illustrare la loro disciplina.14

In un articolo del 190215 Booth sottolineò l’importanza di difendere la salute dei pazienti con una legge che riconoscesse l’osteopatia, dal momento che nel dicembre 1901 la Corte suprema dell’Ohio aveva cancellato la clausola che regolamentava l’osteopatia. Nell’articolo fece riferimento al mercato dei farmaci, accennando come alcune ditte che vendevano medicamenti coperti da brevetto (le cosiddette patent medicines) spendessero 500.000 dollari all’anno ciascuna in pubblicità, e come i medici ricevessero numerosi opuscoli al mese nei quali venivano reclamizzati i vantaggi di farmaci dalla composizione in molti casi nociva.

Nel 1909 Booth venne lodato nella rivista The Osteopathic Physician,16 in una colonna che esortava tutti gli osteopati a comportarsi come lui: aveva difeso l’osteopatia sulle colonne del Lancet-Clinic, un bollettino medico di Cincinnati. Nel mese di marzo questo bollettino aveva annunciato che un addetto alle fognature, dopo aver completato un corso di sette mesi, era in procinto di aprire uno studio come osteopata. Booth aveva risposto sottolineando come non esistesse una scuola riconosciuta che offrisse il corso descritto e che negli Stati dove l’osteopatia era regolamentata nessuna licenza sarebbe stata concessa dopo una formazione così breve. Aveva poi integrato questa risposta con un successivo articolo intitolato “La teoria dell’osteopatia”, anch’esso pubblicato sullo stesso bollettino il mese successivo. 

 

Un breve appello semiserio a donare per la ricerca, firmato da E.R. Booth in qualità di presidente del consiglio di amministrazione dell’A.T. Still Research Institute, testimonia il suo impegno anche in questo campo.17 Nel 1914 il suo nome compare tra i membri del consiglio di amministrazione dell’A.T. Still Research Institute eletti per l’anno successivo.18

 

Booth ER. (1905) History of Osteopathy and Twentieth-Century Medical Practice. Cincinnati, OH: Press of Jennings and Graham.

Nuova edizione: Caxton Press 1924

 

A titolo esemplificativo:

  • Booth E.R. Professional Ethics. Journal of Osteopathy, v. 7. n. 3, August 1900:101-104.
  • Booth E.R. Professional Ethics. Journal of Osteopathy, v. 7. n. 4, September 1900:166-69.
  • Booth E.R. “Lesion Therapy” JAOA, December 1923:247-250. 
  • Booth E.R. Osteopathy: A Scientific Method of Treating All Diseases. Journal of Osteopathy, March 1901:73-76.

  1. Galbreath, C. B. (1925). History of Ohio, 5 vols. Chicago: American Historical. Vol V:442-443) https://www.heritagepursuit.com/Miscellaneous/Ohio1925VVP425.htm
  2. “Why I am Studying Osteopathy” Journal of Osteopathy, v. 5. n. 7, December 1898:335.
  3. Booth ER. (1905) History of Osteopathy and Twentieth-Century Medical Practice. Cincinnati, OH: Press of Jennings and Graham.
  4. Booth E.R. “The Past and the Future” JAOA July 1920:430-31.
  5. Booth, E.R. “Memorial Service” JAOA August 1922:771-72.
  6. Booth E.R. “Tributes to the Late C.M.T. Hulett” JAOA March 1918:396-98.
  7. Booth E.R. “Great Emancipators”. Journal of Osteopathy, September 1909:647-651.
  8. Booth E.R. “Professional Ethics”. Journal of Osteopathy, v. 7. n. 3, August 1900:101-104.
  9. Booth E.R. “Professional Ethics”. Journal of Osteopathy, v. 7. n. 4, September 1900:166-69.
  10. Booth E.R. “Osteopathy: A Scientific Method of Treating All Diseases” Journal of Osteopathy, March 1901:73-76.
  11. Hutt, P. B., “Turning points in FDA history”, in Daemmrich, A., & Radin, J. (2007). Perspectives on Risk and Regulation: The FDA at 100. Chemical Heritage Foundation, Philadelphia:14-28.
  12. Booth E.R. “Advancement in Medicine from the Drug Standpoint”. Journal of Osteopathy, June 1901:167-169.
  13. Booth E.R. “Lesion Therapy” JAOA, December 1923:247-250.
  14. “The Philadelphia Meeting”, JAOA, Aug. 1914:688.
  15. Booth E.R. “Relation of Osteopathy and the Law to the General Public”. Journal of Osteopathy, January 1902:12-14.
  16. “Dr. Booth Defends Osteopathy” The Osteopathic Physician, v. 16, n. 2. August 1909:3.
  17. Booth E.R. “I Want Some Pie” The Osteopathic Physician, v. 17, n. 6. June 1910:6.
  18. “The A.T. Still Research Institute”, JAOA, Aug. 1914:729.

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