Marco Chiera
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30/04/2024 - Ultimo aggiornamento 30/04/2024

Alberto Maggiani, Lucio Tremolizzo, Andrea Della Valentina, Laurent Mapelli, Silvia Sosio, Valeria Milano, Manuel Bianchi, Francesco Badi, Carolina Lavazza, Marco Grandini, Giovanni Corna, Paola Prometti, Christian Lunetta, Nilo Riva, Alessandra Ferri, Francesca Lanfranconi; ME&SLA Study | Anno 2016

Trattamento Manipolativo Osteopatico per la Sclerosi Laterale Amiotrofica: uno studio pilota di fattibilità

Ambito:

Sclerosi laterale amiotrofica

Tipo di studio:

Studio pilota di fattibilità

Data di pubblicazione della ricerca:

26-08-2016

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Scopo dello studio

  • Obiettivo: valutare la sicurezza, la fattibilità, la tollerabilità e la soddisfazione dell’OMT in pazienti con sclerosi laterale amiotrofica.
  • Outcome misurati:
    • primari: valutazione degli effetti avversi e della soddisfazione derivanti dall’OMT.
    • secondari: valutazione del dolore tramite il Brief Pain Inventory short form (BPI) e della qualità della vita tramite il McGill QoL; valutazione delle disfunzioni somatiche.

Partecipanti

  • Numero: 28 persone (8 donne e 10 uomini).
  • Criteri di inclusione: diagnosi di possibile, probabile o certa sclerosi laterale amiotrofica secondo i criteri di El Escorial; punteggio della scala di valutazione funzionale sulla SLA (ALSFRS-R) > 24; valori di ossimetria del polso ≥ 92% in clinostatismo.
  • Criteri di esclusione: presenza di ventilazione non invasiva o tracheostomia, ortopnea clinicamente rilevante o valori di ossimetria del polso < 92% in clinostatismo.
  • Gruppi di studio:
    • Gruppo 1: OMT, 7 persone con sclerosi laterale amiotrofica (2 donne e 5 uomini, età media 54,0 anni)
      • Il gruppo OMT ha avuto pazienti con un indice di progressione della malattia molto più alta (ossia, maggior progressione in minor tempo).
    • Gruppo 2: trattamento standard con fisioterapia, 7 persone con sclerosi laterale amiotrofica (2 donne e 5 uomini, età media 51,0 anni)
    • Gruppo 3: controllo, 14 persone sane (4 donne e 10 uomini, età media 52,5 anni)
      • Queste persone sono state scelta per età e sesso corrispondente ai pazienti inclusi e sono state usate solo come comparazione per la valutazione delle disfunzioni somatiche.

Interventi e valutazioni

  • Valutazione degli effetti avversi derivanti dall’OMT tramite segnalazione da parte di pazienti e caregiver all’inizio di ogni sessione.
  • Valutazione della soddisfazione rispetto all’OMT tramite Visual Analog Scale (VAS).
  • Valutazione del dolore tramite il BPI e della qualità della vita tramite il McGill QoL all’inizio, dopo 12 settimane e dopo 20 settimane.
    • Valutazione dell’intensità del dolore, della sua interferenza nella vita quotidiana e della qualità della vita a livelli fisico, psicologico e di supporto sociale.
  • Valutazione delle disfunzioni somatiche da parte di due osteopati esperti tramite uno schema strutturato all’inizio, dopo 12 settimane e dopo 20 settimane.
    • Questi osteopati non sapevano a quale gruppo appartenessero i singoli pazienti.
    • Queste valutazioni non sono state usate per guidare i trattamenti, bensì per monitorare nell’arco dello studio l’evoluzione delle disfunzioni somatiche tramite una scala di Goal Attainment (GAS). Questa scala indica se la situazione migliora, peggiora o rimane invariata.
  • OMT:
    • 1 volta a settimana per 4 settimane e poi quindicinale per altre 8 settimane;
    • sessioni da 40 minuti;
    • tecniche strutturali, miofasciali, viscerali e craniosacrali personalizzate per ogni paziente e mirate sul trattare le disfunzioni somatiche rilevate ad ogni sessione;
    • eseguito da operatori con 5 anni di esperienza.
  • Trattamento standard:
    • fisioterapia 2 volte a settimana per 12 settimane.
  • Alla fine del periodo di trattamento, i 10 pazienti rimasti (4 persone, 2 per gruppo, hanno abbandonato lo studio a causa della progressione della malattia) hanno ricevuto 1 sessione di OMT a settimana per 8 settimane.

Risultati

  • Outcome primari: l’OMT si è dimostrato sicuro. Non sono emersi effetti avversi, se non per un paziente che ha riportato un aumento del dolore il giorno dopo il primo trattamento.
    I pazienti hanno mostrato un alto livello di soddisfazione per l’OMT: 8,34 su 10 dopo 12 settimane e 8,52 su 10 alla fine dello studio.
  • Outcome secondari: dopo 12 settimane, i due gruppi non hanno differenze nei livelli di dolore né rispetto all’inizio dello studio né fra loro. Tuttavia, dopo 20 settimane le persone trattare con OMT hanno mostrato una tendenza verso una minor intensità del dolore. Bisogna però considerare che più della metà dei pazienti non sono riusciti a compilare il BPI.
    La qualità della vita non sembra aver mostrato cambiamenti né fra i due gruppi né dall’inizio dello studio.
    La valutazione delle disfunzioni somatiche ha rilevato nei pazienti con sclerosi laterale amiotrofica una percentuale superiore di disfunzioni cervico-dorsali rispetto ai controlli sani (78% vs 28%).
    Infine, dopo 12 settimane la scala GAS ha mostrato un miglioramento in 3 pazienti nel gruppo OMT e in 2 pazienti nel gruppo fisioterapia. Nessun paziente nel gruppo OMT è peggiorato, mentre 2 pazienti nel gruppo fisioterapia sono peggiorati. Dopo 20 settimane, invece, la scala GAS ha mostrato 1 paziente che è migliorato, 3 che sono peggiorati e 6 che sono rimasti invariati.

Discussione

L’OMT è risultato un trattamento sicuro e molto soddisfacente per i pazienti con sclerosi laterale amiotrofica. Non sono però emerse differenze riguardanti il dolore e la qualità della vita, sia fra i due gruppi sia considerando l’inizio dello studio.

Un fattore limitante lo studio è sicuramente l’esiguo numero di persone reclutate. Inoltre, i pazienti assegnati al gruppo OMT sono risultati tendenzialmente più gravi, con una malattia presente da meno tempo che però era progredita significativamente più in fretta. Pertanto, i risultati trovati sono da interpretare con cautela. A tal proposito, la tendenza al miglioramento nei livelli di dolore trovata alla fine dello studio, quindi quando sono stati trattati con OMT anche i pazienti che avevano ricevuto la fisioterapia, può effettivamente far pensare che la diversa gravità della malattia nei due gruppi possa aver avuto un’influenza sui risultati.

Inoltre, il BPI rileva il dolore solo nelle ultime 24 ore, e quindi potrebbe non essere lo strumento ideale per una situazione complessa, regolata anche da una dinamica di recidiva-remissione, quale la sclerosi laterale amiotrofica. Dall’altra parte, diversi pazienti hanno riportato più che altro la diminuzione dell’autonomia funzionale, e non il dolore, come principale problema. Pertanto, futuri studi dovranno utilizzare strumenti di valutazione più adeguati a questa condizione.

Per quanto riguarda la valutazione in cieco delle disfunzioni somatiche, sebbene non siano state riportate differenze significative tra i gruppi OMT e fisioterapia, è emersa una tendenza verso un minor peggioramento nel gruppo OMT. A fronte del fatto che la sclerosi laterale amiotrofica è una malattia che progressivamente tende a peggiorare, questo risultato, così come il non cambiamento avvenuto in diversi pazienti trattati con OMT, permette di ipotizzare una possibile utilità dell’OMT. Servono quindi studi su un numero di pazienti decisamente più alto.

L’aver trovato un maggior numero di disfunzioni somatiche a livello cervico-dorsale potrà essere un punto di riferimento per futuri studi al fine di vedere: se l’OMT può impattare su queste disfunzioni; se risolverle aiuta a migliorare il dolore, la qualità della vita o altri outcome clinici.

A fronte della mancanza di trattamenti efficaci per la sclerosi laterale amiotrofica, usare l’OMT può essere una scelta pienamente giustificata, non fosse altro per l’alto livello di soddisfazione percepito da tutti i pazienti che hanno ricevuto l’OMT. A tal proposito, il fatto che i pazienti abbiano ritenuto l’OMT particolarmente soddisfacente (tanto che i pazienti allocati al gruppo fisioterapia hanno poi voluto ricevere l’OMT) nonostante non abbiano mostrato miglioramenti negli outcome misurati obbliga i futuri studi ad approfondire questa discrepanza tramite analisi più particolareggiate.

Se l’OMT dovesse risultare una terapia efficace, ne gioverebbero non solo i pazienti, ma anche i caregiver.

La recensione di Osteopedia

A cura di Marco Chiera

Punti di forza: valutazione degli effetti avversi; valutazione dell’evoluzione delle disfunzioni somatiche da osteopati in cieco, ossia “esterni” allo studio; sono state espresse considerazioni sulla natura della malattia per definire la numerosità campionaria (quante persone reclutare); buona rappresentazione dei risultati tramite grafici e tabelle; buona discussione sui limiti degli strumenti usati e sulle discrepanze dei risultati ottenuti, evidenziando entrambi questi aspetti come punti da approfondire nella ricerca futura.

Limiti: campione piccolo e strumenti di valutazione non adeguati alla malattia. Sarebbe stato utile descrivere cosa si è inteso per effetti avversi.
Non è chiaro se il secondo periodo dello studio (ossia quando tutti i pazienti sono stati trattati con OMT) sia stato previsto fin dall’inizio oppure sia stato “improvvisato” a fronte delle preferenze dei pazienti. A tal proposito, la sezione dei Metodi necessiterebbe di una maggior chiarezza.
Nella discussione, gli autori avrebbero potuto esporre un razionale sottostante la possibile utilità dell’OMT, così come spiegare quella presenza di disfunzioni a livello soprattutto cervico-dorsale.

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