Marco Chiera
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04/03/2024 - Ultimo aggiornamento 04/03/2024

Yagmur Unalmis, Surhat Muniroglu | Anno 2023

Valutazione dell’effetto della terapia fasciale su alcuni parametri di performance fisica in atleti di taekwondo

Ambito:

Performance sportiva

Tipo di studio:

Studio randomizzato controllato

Data di pubblicazione della ricerca:

28-09-2023

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Scopo dello studio

  • Obiettivo: valutare gli effetti della terapia fasciale in atleti di taekwondo.
  • Outcome misurati:
    • Primari: valutazione della performance fisica (flessibilità, equilibrio, velocità, potenza anaerobica su salto in lungo da fermo e salto in verticale).

Partecipanti

  • Numero: 32 persone (16 donne e 16 uomini, età media 18,03 anni).
  • Criteri di inclusione: età 18-19 anni; atleti di taekwondo professionisti; aver partecipato a competizioni locali e internazionali; trovarsi nella stagione di allenamento pre-competizione; assenza di tagli, ferite e sensitività cutanea agli arti inferiori e alla regione lombare; non aver assunto e non assumere durante lo studio farmaci o sostanze in grado di alterare la performance
  • Criteri di esclusione: chirurgia agli arti inferiori negli ultimi 6 mesi; presenza di ferite aperte negli arti inferiori e nella regione lombare; assunzione di farmaci in grado di alterazione la performance.
  • Gruppo di studio: 2 gruppi ottenuti tramite randomizzazione
    • Gruppo 1: terapia fasciale osteopatica, 16 persone (8 donne e 8 uomini, età media 18,06 anni).
    • Gruppo 2: gruppo di controllo, 16 persone (8 donne e 8 uomini, età media 18 anni).

Interventi e valutazioni

  • Valutazione della performance fisica 72 ore prima dell’inizio del programma terapeutico e 72 ore dopo la sua fine.
    • In sequenza, sono stati eseguiti test per valutare equilibrio, flessibilità, velocità, salto in lungo da fermo e salto in verticale.
    • Valutazione dell’equilibrio tramite test dell’equilibrio di Flamingo, della flessibilità tramite test Sit & Reach, della velocità tramite test di sprint su 20 metri, della potenza anaerobica tramite salto in lungo da fermo e salto in verticale.
    • Ogni test è stato ripetuto due volte e sono stati tenuti 5 minuti di riposo fra un test e l’altro.
    • Prima di ogni test venivano eseguiti dei movimenti di preparazione fasciale (riscaldamento) per 15 minuti.
  • Sessioni bisettimanali per 2 settimane e poi settimanali per 6 settimane di terapia fasciale, sessioni da 30 minuti e attuate sempre prima dell’allenamento.
  • Terapia fasciale osteopatica: tecniche di mobilizzazione e manipolazione fasciale applicate secondi i bisogni dell’atleta e definite sulla Manipolazione Fasciale di Stecco.
    • Ogni tecnica è stata applicata per 90-120 ​secondi fino alla percezione di un rilassamento tissutale ed è stata applicata una sola volta in ogni sessione.
    • Le tecniche sono state applicate in ogni sessione seguendo lo stesso ordine.
  • Gruppo di controllo: nessun intervento.
  • I partecipanti hanno continuato il loro programma di allenamento, ma non hanno ricevuto nessun tipo di massaggio durante l’allenamento né hanno seguito allenamenti di potenza.
  • La terapia fasciale osteopatica è stata applicata da un fisioterapista con 8 anni di esperienza, laurea specialistica in Scienze sportive e Certificato in Tecniche Fasciali Osteopatiche.

Risultati

  • Outcome primari: rispetto al gruppo di controllo, il gruppo che ha ricevuto la terapia fasciale osteopatica ha mostrato in maniera statisticamente significativa un miglioramento nei parametri di equilibrio, flessibilità, potenza anaerobica (in entrambi i salti) e tempo necessario per lo sprint.
    Nel gruppo di trattamento, rispetto alla baseline, alla fine i parametri di performance fisica di flessibilità, potenza anaerobica (in entrambi i salti) e tempo necessario per lo sprint sono migliorati in maniera statisticamente significativa.
    Fra inizio e fine dello studio, invece, il gruppo di controllo non ha mostrato cambiamenti.

Discussione

La terapia fasciale osteopatica, tramite tecniche di mobilizzazione e manipolazione, ha mostrato di avere degli effetti positivi su flessibilità, velocità, salto in lungo da fermo stante, salto verticale. Probabilmente, questi miglioramenti sono derivati da un significativo cambiamento nella tensione e rigidità degli arti inferiori.

Secondo i risultati del test Sit & Reach, la flessibilità è aumentata di un 10%, probabilmente grazie alla manipolazione della fascia toracolombare, la quale ha permesso ai muscoli di contrarsi e rilassarsi più facilmente. Dato il ruolo dei glutei, degli adduttori e dei vasti nella produzione di forza e potenza esplosiva, la terapia fasciale si è concentrata su questi muscoli, fatto che ha comportamento un aumento del 16,19% nel salto verticale e del 5,15% nella distanza del salto in lungo da fermo. Il gruppo che ha ricevuto la terapia fasciale ha mostrato anche una maggior riduzione delle cadute rispetto ai controlli secondo la valutazione effettuata tramite test di equilibrio di Flamingo. Tuttavia, fra la fine e l’inizio dello studio, il gruppo trattato non ha mostrato differenze particolari nell’equilibrio, come in effetti altri studi hanno evidenziato.

Nonostante molti studi sull’utilità della terapia fasciale in caso di condizioni dolorose muscolo-scheletriche, sono pochi gli studi che hanno valutato questa terapia negli atleti al fine di migliorarne le prestazioni. Tuttavia, quei pochi studi hanno mostrato effetti positivi sulla forza in linea con quelli emersi in questo studio. Il presente studio ha però avuto la particolarità di non concentrarsi solo sugli arti inferiori, ma di coinvolgere anche il trattamento della fascia toracolombare, fascia essenziale nella trasmissione delle forze in tutto il corpo. Trattare una simile fascia (oltre ovviamente a quelle delle altre zone corporee) sicuramente può favorire una risposta di rilassamento nell’intero corpo tramite la stimolazione dei meccanocettori in stretta collaborazione col sistema nervoso centrale. L’attivazione di questo network ha la potenzialità di migliorare le dinamiche di attivazione del sistema miofasciale, permettendo una migliore performance e una riduzione degli infortuni. Tuttavia, sono necessari studi a lungo termine per verificare la durata dei risultati qui ottenuti.

Questo studio ha il vantaggio di aver definito un protocollo riproducibile sia come tecniche sia come tempistiche, protocollo utilizzabile sia al fine di effettuare nuovi studi sia al fine di applicarlo nella preparazione atletica. Ovviamente servono altre ricerche per sviluppare un protocollo adatto agli arti superiori e al rafforzamento del core, così come per altre attività sportive: queste ricerche potrebbero portare la terapia fasciale osteopatica in ambito sportivo fondandola su solide evidenze.

Questo studio presenta anche dei limiti: in primis, i partecipanti sono tutti atleti professionisti. Non sappiamo gli effetti su atleti amatoriali. Allo stesso modo, il nostro campione è di atleti molto giovani. Il protocollo usato è stato ideato da uno degli autori, ma non è stato validato in letteratura. Infine, non è stata valutata la dieta seguita dagli atleti, cosa che rappresenta un limite in quanto è risaputo che la dieta può influenzare la salute, la produzione e lo stato del collagene fasciale.

La recensione di Osteopedia

A cura di Marco Chiera

Punti di forza: buona introduzione sulla fascia e sulla sua importanza per l’attività atletica; accurata descrizione dei test; accurata descrizione delle tecniche usate (anche con tabelle e immagini); buona presentazione dei risultati; buona discussione dei risultati e del loro della fascia nei diversi parametri di performance analizzati.

Limiti: oltre ai limiti descritti dagli autori, sarebbe stato più efficace avere delle valutazioni intermedie durante le 8 settimane di studio (potenzialmente, prima e dopo ogni sessione) per capire la portata della terapia fasciale. Inoltre, non sono stati valutati gli effetti avversi della terapia. Poteva essere approfondita la relazione tra fascia, meccanocettori e sistema nervoso centrale.

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