Marco Chiera
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29/12/2023 - Ultimo aggiornamento 19/04/2024

Elda Andreoli, Andrea Troiani, Valentina Tucci, Gina Barlafante, Francesco Cerritelli, Gianfranco Pizzolorusso, Cinzia Renzetti, Daniele Vanni, Andrea Pantalone, Vincenzo Salini | Anno 2014

Trattamento manipolativo osteopatico del piede equino congenito: un case report

Patologia:

Piede equino

Tipo di studio:

Case Report

Data di pubblicazione della ricerca:

01-01-2014

Image

Scopo dello studio

  • Obiettivo: mostrare la possibile utilità dell’OMT, in combinazione con due serie di ingessature alle gambe, in caso di piede equino.
  • Outcome misurati: grado di severità del piede equino tramite sistema Dimeglio.

Partecipanti

  • Numero: 1
  • Descrizione: bambina di 12 giorni, con piede equino in entrambi gli arti inferiori. Nata a termine a 39 settimane di gestazione, tramite parto vaginale e nessuna complicazione durante la gravidanza o malattia alla nascita è stata rilevata. La madre, 35 anni e alla terza gravidanza, ha preso la vasosuprina a causa di contrazioni uterine premature a 20 settimane di gestazione. Per il resto, non è fumatrice né beve alcolici. Né lei né il padre (33 anni) hanno disordini genetici o congeniti, né storia di malattie acquisite durante la vita.
    La prima visita ortopedica è avvenuta a 12 giorni, dove l’ortopedico ha valutato la mobilità (range of motion, ROM) dei piedi e, tramite il sistema Dimeglio per la valutazione del piede equino, ha fornito un punteggio di 13 punti per il piede destro e di 14 punti per il piede sinistro, ad indicare un grave grado di deformità. Non sono state fatte radiografie per valutare eventuali anormalità anatomiche.
    Dopodiché, il chirurgo ha applicato un’ingessatura alle due gambe dal ginocchio in giù, senza l’uso di anestesia e usando una forza minima, al fine di favorire i processi di autoregolazione del corpo. I gessi sono stati tenuti per 8 giorni e al 20° giorno di età i piedi già mostravano un miglioramento (tuttavia, non è stata eseguita una visita goniometrica). Pertanto, una seconda serie di gessi è stata applicata, sempre con minima forza. È stata poi pianificata una terza visita a 33 giorni.
    Nel mentre, la bambina è stata valutata e trattata da un osteopata.

Interventi e valutazioni

  • Valutazione e trattamento all’età di 5, 10, 17 e 24 giorni.
  • Sequenza, dose e frequenza del trattamento lasciate a discrezione dell’osteopata.
  • OMT:
    • Valutazione delle disfunzioni somatiche a livello di cervicale, base cranica, costole, diaframma, colonna toracolombare, sacro, tibia e anche (queste ultime solo nelle prime due sessioni, data la presenza dei gessi nelle seguenti sessioni).
    • Uso di tecniche di rilascio miofasciale indiretto a fronte della valutazione di molteplici fattori: età della bambina, sicurezza, condizioni fisiche (ossia la presenza di gessi) ed esperienza con le tecniche.

Risultati

All’età di 33 giorni, ossia durante la terza visita ortopedica, la bambina ha mostrato una correzione completa del piede equino in entrambe le gambe e un recupero della mobilità. Pertanto, non sono stati messi altri gessi o ortesi.
La bambina è stata poi controllata per 18 mesi come follow-up e non ha mostrato la ricomparsa di alcuna deformazione.

Discussione

In congiunzione con l’applicazione di due serie di gessi, l’OMT sembra aver favorito la correzione del piede equino in questa bambina. L’uso di tecniche dirette a favorire il rilascio delle restrizioni fasciali può infatti aver avuto conseguenti effetti antinfiammatori e neuroendocrini.

La fascia, in quanto tessuto che avvolge organi, muscoli, ossa e vasi sanguigni, può incidere profondamente sul loro sviluppo e sulla loro formazione, e quindi sulla loro meccanica e fisiologia. A tal riguardo, le tecniche usate di rilascio miofasciale sono state dirette alla fascia, ma anche a muscoli, legamenti, tendini e cartilagini. Agire su queste ultime strutture collageniche, da un punto di vista ortopedico, è centrale per favorire il riposizionamento delle strutture del piede.

Il piede equino è una condizione particolare, non solo per le ripercussioni che può avere sullo sviluppo sensomotorio, ma proprio per la sua natura: ad oggi, non è conosciuta chiaramente la sua eziologia, né i sistemi esistenti di diagnosi sono universalmente condivisi. Inoltre, data anche la complessità anatomica del piede e delle anche, anche a livello di trattamento non esiste un protocollo standardizzato, ma ci sono diversi approcci che includono fisioterapia intensiva, gessi, ortesi, fino alla chirurgia. Ciò tenuto conto che vi è la possibilità di ricadute nel lungo periodo.

In questo studio, interessante è risultata l’assenza di eventi avversi, come il fatto che i genitori non hanno avuto bisogno di portare la terapia osteopatica a casa. Inoltre, le sessioni osteopatiche sono durate meno di quanto mediamente previsto da un classico programma fisioterapico (6 settimane).

La recensione di Osteopedia

A cura di Marco Chiera

Punti di forza: probabilmente, il primo studio su OMT (ma anche altri approcci complementari) e piede equino; buona descrizione dello stato dell’arte sul piede equino; valutazione di follow-up.

Limiti: come tutti i case report, è difficilmente generalizzabile.

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