Francesca Galiano
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06/09/2023 - Ultimo aggiornamento 23/11/2023

Leonid Tafler, Victor Katz, Vadim Kolesnikov, Ranjodh Singh | Anno 2022

Trattamento Manipolativo Osteopatico di Successo di un caso di Piede Cadente

Patologia:

Piede cadente

Tipo di studio:

Case Report

Data di pubblicazione della ricerca:

05-07-2022

Image

Scopo dello studio

  • Obiettivo: mostrare l’utilità dell’OMT in caso di piede cadente con stenosi spinale e spondilolistesi
  • Outcome misurati: valutazione dei sintomi e valutazione della spina dorsale tramite risonanza magnetica

Partecipanti

  • Numero: 1
  • Descrizione: uomo, 63 anni. Debolezza al piede sinistro da 5 anni con storia di ipertensione, operazione per un’ernia inguinale destra e appendicectomia.
    In passato, il paziente aveva fatto molta attività fisica fra cui jogging e sciare.
    Non aveva mai cercato una diagnosi o trattamento particolare per la debolezza al piede sinistro: giusto qualche massaggio occasionale o anti-infiammatorio non steroideo al bisogno, in quanto il piede non gli dava particolare preoccupazione.
    Tuttavia, la debolezza aveva continuato a peggiorare ed era anche comparso del dolore nella regione lombare, il quale si irradiava in basso verso la gamba sinistra fino al dorso del piede. Alla fine, il problema era diventato tale da ostacolare svariate attività quotidiane, con un dolore di intensità 9 su 10 e una debolezza costante al piede – condizione di piede cadente – che hanno portato allo zoppicare.
    Di conseguenza, il paziente aveva cercato un consulto neurochirurgico. L’esame neurologico ha mostrato nervi craniali integri, forza motoria 5 su 5 in tutto il corpo ad esclusione per la dorsiflessione sinistra e l’estensore lungo dell’alluce (4 su 5). Il sistema sensoriale era risultato integro a livello di tatto e propriocezione ad eccezione di una minor sensibilità nelle prime 3 dita del piede sinistro. Inoltre, i riflessi tendinei profondi a livello del ginocchio sinistro erano risultati persi e il paziente non era stato in grado di camminare sui talloni (ma è riuscito a camminare sulle dita). La risonanza magnetica aveva rilevato stenosi foraminali e recessi laterali gravi a livello L4-5 (aggravata da spondilolistesi di 1 cm di L4 su L5).
    La diagnosi era quindi stata di piede cadente secondaria a stenosi spinale lombare. Sia alla visita neurochirurgica sia ad un successivo consulto ortopedico, era stato proposto al paziente un intervento di laminectomia decompressiva.
    Prima di procedere all’intervento, il paziente ha voluto un consulto osteopatico. La valutazione ha rilevato segni vitali stabili e una serie di disfunzioni somatiche: perdita della dorsiflessione del piede sinistro, stessa altezza delle creste iliache, forza motoria di 4 su 5 per l’anca sinistra in flessione e di 2 su 5 per il piede sinistro in dorsiflessione. È stata poi trovata un’ipertrofia dei muscoli paraspinali lombari.
    A questo punto, il paziente ha accettato l’OMT.

Interventi e valutazioni

  • Valutazione strutturale osteopatica, della forza motoria e dei sintomi.
  • Valutazione tramite risonanza magnetica alla fine del percorso di trattamento.
  • 1 sessione iniziale di OMT, a cui sono 4 sessioni bisettimanali e poi una serie di sessioni settimanali.
  • OMT:
    • tecniche miofasciali e ad energia muscolare per rilassare i tessuti toracolombari e poi tecniche ad alta velocità bassa ampiezza nelle aree toraciche, lombari e sacrali.

Risultati

Dopo il primo trattamento (in cui si è avvertito un sonoro click durante una tecnica ad alta velocità e bassa ampiezza nella regione lombosacrale), il dolore ha iniziato a migliorare. Dopo altri 4 trattamenti, il paziente ha notato un netto miglioramento nella sua condizione.

L’esame fisico ha infatti mostrato un recupero totale della forza motoria (5 su 5) per l’anca in flessione e per il piede in dorsiflessione. Il paziente è anche riuscito a camminare sui talloni senza troppa difficoltà, e anche le sensazioni nella gamba sinistra sono risultate normali.

A seguito delle altre sessioni di OMT, il paziente non ha più riportato dolore lombare né piede cadente.

La risonanza magnetica eseguita alla fine del trattamento non ha mostrato differenze rispetto alla prima immagine.

Discussione

L’OMT ha mostrato di poter alleviare e risolvere una condizione di piede cadente secondaria ad alterazioni a livello della colonna vertebrale, ossia stenosi spinale e spondilolistesi.

In effetti, la risonanza magnetica ha mostrato queste alterazioni a livello del segmento vertebrale di L5, e le radici nervose di L5 sono le maggiormente coinvolte in condizioni di radicolopatia lombari con annesso piede cadente. In caso di stenosi e spondilolistesi, le radici nervose possono venire compresse e causare una serie di sintomi sensomotori, fra cui appunto dolore, riduzione del range of motion, perdita di forza e piede cadente.

Le tecniche osteopatiche applicate a livello lombare (adattate a fronte della spondilolistesi di 1 cm) possono aver fin da subito favorito un miglioramento della condizione del paziente in quanto hanno indotto una riduzione della pressione sulle radici nervose di L5. Tuttavia, bisogna considerare che le due risonanze magnetiche non hanno mostrato alcuna differenza significativa, constatazione che potrebbe indicare un altro meccanismo all’opera rispetto a quello appena ipotizzato. I due referti sono però difficili da paragonare in quanto eseguiti da macchine diverse di strutture sanitarie diverse.

Un altro possibile meccanismo sottostante alla condizione del paziente potrebbe essere una disfunzione (sublussazione?) dell’articolazione sacro-iliaca, con conseguenti sintomi radicolari. Tuttavia, non sono stati eseguiti esami particolari per verificare la presenza di questa condizione

La recensione di Osteopedia

A cura di Marco Chiera

Punti di forza: primo caso riguardante l’utilità dell’OMT in un caso di piede cadente con stenosi spinale e spondilolistesi; discussioni di possibili meccanismi sottostanti alla condizione affrontata e ai risultati ottenuti con l’OMT.

Limiti: come ogni case report, è difficilmente generalizzabile; la discussione dei meccanismi sembra limitata ad aspetti puramente meccanici e anatomici di compressione nervosa, senza considerare possibili altri aspetti (es. sensitizzazione), soprattutto a fronte della durata del problema (anni); non è chiaro quanti trattamenti siano stati fatti in totale.

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