Marco Chiera
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06/09/2023 - Ultimo aggiornamento 19/04/2024

Leonid Tafler, Abbey Santanello, Yelizaveta Lysakova | Anno 2022

La funzione della medicina osteopatica nel trattamento della capsulite adesiva

Patologia:

Capsulite adesiva e/o spalla congelata

Tipo di studio:

Case Report

Data di pubblicazione della ricerca:

03-08-2022

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Scopo dello studio

  • Obiettivo: mostrare l’utilità dell’OMT nel ripristinare la funzionalità in caso di capsulite adesiva
  • Outcome misurati: valutazione dei sintomi

Partecipanti

  • Numero: 1
  • Descrizione: donna, 58 anni. Nessuna storia medica particolare, lamentava ad entrambe le spalle dolore, rigidità e diminuita range of motion (ROM) da 1 anno, con annessa debolezza grave alle braccia.
    I sintomi sono comparsi 10 minuti dopo che stava nuotando eseguendo una serie di movimenti con le braccia sopra la testa senza aver svolto un adeguato riscaldamento: ad un’intensa stilettata nelle spalla e nella schiena è seguita una debolezza nelle braccia che le ha impedito di tornare sulla sponda senza aiuto. Da quel momento, il dolore è diventato cronico e sordo ed è rimasto debilitante in quanto le impediva le più semplici mansioni quotidiane, a partire dal vestirsi. Prima dell’infortunio, la paziente aveva una vita attiva, in cui camminava e svolgeva esercizi di potenza aiutandosi con elastici e pesi.
    L’esame ortopedico e radiologico ha evidenziato una grave artropatia articolare, a fronte del quale un chirurgo ha consigliato un’artroplastica alla spalla sinistra, mentre un altro chirurgo ha consigliato una chirurgia protesica ad entrambe le spalle. Cercando altre vie, la paziente ha seguito della fisioterapia settimanale tramite cui ha notato dei leggeri miglioramenti, benché non sufficienti.
    A questo punto, 13 mesi dopo l’infortunio, è arrivata alla clinica osteopatica.
    La valutazione osteopatica ha evidenziato dolore diffuso alle braccia, ROM limitato bilateralmente e debolezza nella presa (2 su 6) in entrambe le mani, oltre a cambiamenti patologici a livello cervicale e toracico e spasmi muscolari cronici forti a livello del trapezio.
    Pertanto, a fronte della storia clinica, è stata fatta un diagnosi di capsulite adesiva.

Interventi e valutazioni

  • Valutazione dei sintomi.
  • Diversi sessioni di OMT.
  • OMT: tecniche ad alta velocità bassa ampiezza nelle regioni cervicali e toraciche; tecniche di Spencer sotto anestesia.

Risultati

Subito dopo la prima sessione, la paziente ha riportato un immediato sollievo: maggior forza, dolore diminuito del 50% e miglior ROM.
Dopo 2 mesi di OMT, dato che il ROM alle spalle non migliorava, si è passati ad eseguire l’OMT sotto anestesia, la quale ha riportato il ROM al 90% del normale
Da quel momento, ogni 2-3 mesi per 2 anni la paziente ha mantenuto delle visite di follow-up, dopo le quali ha riportato di poter svolgere tranquillamente la maggior parte delle attività che richiedono l’uso delle braccia. Qualche volta aveva bisogno di assistenza quando doveva alzare le braccia molto sopra la testa (es. prendere qualcosa dalla credenza in alto). È comunque riuscita a tornare al suo regime di allenamento.

Discussione

L’OMT, in associazione con l’anestesia, ha mostrato di poter far recuperare la funzionalità completa (o quasi) ad una donna con una condizione di capsulite adesiva.

La capsulite adesiva è spesso non diagnosticata in quanto non si considerano gli spasmi muscolari cronici e le alterazioni cervicali, centrali per fare una corretta diagnosi.

L’uso dell’anestesia (es. propofol), e quindi del rilassamento delle fibre muscolari e delle vie nocicettive, aiuta l’OMT a risolvere le disfunzioni somatiche, approccio usato fin dagli anni ’30 in caso di fallimento di altri approcci conservativi o come alternativa alla chirurgia. In particolare, sotto anestesia si possono lisare i tessuti fibrotici e le cicatrici causati da un’infiammazione cronica.

La recensione di Osteopedia

A cura di Marco Chiera

Punti di forza: l’OMT ha permesso un risultato agendo in maniera non invasiva quando due chirurghi avevano consigliato invece interventi invasivi che, a fronte di quanto sta emergendo in letteratura, non è detto che avrebbero effettivamente migliorato il problema; valutazione sul lungo periodo (2 anni).

Limiti: come ogni case report, è difficilmente generalizzabile; la generalizzazione è difficile anche perché la capsulite tende a risolversi da sé, proprio in un lasso di tempo paragonabile a quello dello studio. Si parla di “fibre del dolore” quando in realtà esistono solo fibre nocicettive dato che il dolore è una risposta elaborata dall’organismo, se non un vissuto, e non uno stimolo.
Non viene trattata la differenza fra capsulite adesiva e spalla congelata, che sono condizioni diverse ma facilmente confondibili (anche perché sono spesso considerate sinonimi) e che è bene saper distinguere in quanto hanno meccanismi patogenetici e sviluppi diversi.

Riflessione: gli autori riportano che l’osteopatia ha un approccio globale, ma l’approccio mostrato sembra solo strutturale: se infatti è vero che la struttura governa la funzione, è anche vero che la funzione governa la struttura. Ed è proprio qui che si gioca la differenza fra capsulite adesiva, disturbo tipicamente strutturale con alterazione tissutale, e spalla congelata, disturbo funzionale (es. prettamente neurologico o di altri sistemi) che comporta dolore e ROM limitato.
L’aver usato l’anestesia è un aspetto centrale perché potrebbe aver alterato l’azione dell’OMT. Sotto anestesia, infatti, gli autori hanno potuto svolgere dei movimenti che prima non potevano, il che ha inviato particolari impulsi propriocettivi ed interocettivi al sistema nervoso centrale. Questi impulsi, e non la modificazione tissutale (sempre che ci sia stata) potrebbero essere stati i mediatori dell’effetto dell’OMT.
Da questo case report non è possibile trarre una simile conclusione, ma proprio per questo motivo bisogna porre maggior attenzione a struttura e funzione e, quindi, alla differenza fra capsulite adesiva e spalla congelata.

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