Marco Chiera
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18/01/2023 - Ultimo aggiornamento 19/04/2024

Mikhail Volokitin, Anthony Song, Meredith T. Peck, Susan Milani | Anno 2022

Riduzione e risoluzione di un caso di ernia iatale usando il Trattamento Manipolativo Osteopatico: Un Case Report

Patologia:

Ernia iatale

Tipo di studio:

Case Report

Data di pubblicazione della ricerca:

04-07-2022

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Scopo dello studio

  • Obiettivo: mostrare l’utilità dell’OMT in caso di ernia iatale
  • Outcome misurati: valutazione dei sintomi

Partecipanti

  • Numero: 1
  • Descrizione: donna, 71 anni. Sintomi di bruciore di stomaco, nausea, dolore, pesantezza sullo stomaco e reflusso notturno che andavano avanti con alti e bassi da 3 anni. Negli ultimi 6 mesi, i sintomi sono diventati più gravi e frequenti. Tramite esofagoduodenoscopia è stata effettuata una diagnosi di ernia iatale di 3 cm.

In precedenza, la paziente ha usato omeprazolo (40 mg al giorno) per 8 settimane e poi ranitidina (300 mg al giorno) per altre 8 settimane come prescritto dal medico di base. Non ha assunto inibitori della pompa protonica, calcio carbonato, erbe o altri rimedi, mentre ha tolto dall’alimentazione cibi acidi, caffeina e cibi con alto contenuto di grassi. Tuttavia, nessuno di questi trattamenti ha avuto effetto.

La valutazione osteopatica ha mostrato una pressione alterata nella cavità addominale, con la gabbia toracica ruotata verso destra e maggior restrizione dell’emidiaframma sinistro. La giunzione cervico-toracica è risultata appiattita, mentre varie disfunzioni somatiche sono state trovate a livello toraco-lombare e a livello delle articolazioni sternocostali sinistre 3-7, con restrizioni sternali diffuse a livello 5-7 bilateralmente. È stata rilevata anche una diminuita peristalsi dell’esofago.

Non sono state rilevate controindicazioni all’OMT indagando la storia medica della paziente.

Interventi e valutazioni

  • valutazione dei sintomi
  • valutazione tramite esofagoduodenoscopia dopo l’ultimo trattamento
  • 4 sessioni di OMT della durata di 30 minuti
  • OMT: tecniche di bilanciamento delle tensioni legamentose, rilascio miofasciale, tecniche ad energia muscolare e osteopatia nell’ambito cranico

Risultati

Visita dopo visita, la paziente ha riportato una diminuzione continua dei sintomi fino alla loro scomparsa. Anche la motilità dell’esofago è stata alla fine recuperata. Dopo l’ultimo trattamento, l’esofagoduodenoscopia non ha rilevato alcuna ernia.

Benché una volta spariti i sintomi non ci siano state visite di follow-up, la paziente si è ripresentata anni dopo a fronte di un incidente e ha riportato di non aver più avuto problemi gastrointestinali, ad eccezione di una lieve nausea occasionale che però passava senza l’uso di alcun farmaco.

Discussione

L’OMT può aiutare in caso di ernia iatale considerando la giunzione gastroesofagea e favorendo la capacità di questi tessuti di rilassarsi e contrarsi in maniera sincrona.

Le tecniche applicate sono state scelte al fine di inibire un nervo vago sovrastimolato e per correggere le disfunzioni somatiche riguardanti il diaframma. Il nervo vago è infatti coinvolto in caso di reflusso, sia perché influenza le contrazioni gastroesofagee sia perché l’aumentata pressione intratoracica dovuta all’ernia iatale può stimolare proprio il nervo vago tramite le sue molteplici vie afferenti alterandone, quindi, la funzionalità.

Conseguentemente, svolgere adeguate considerazioni anatomiche e neurologiche è centrale per comprendere quali tecniche osteopatiche possono essere utili per un paziente con simili problemi gastroesofagei.

La recensione di Osteopedia

A cura di Marco Chiera

Punti di forza: primo caso che riporta la risoluzione di un’ernia iatale tramite solo OMT; utile l’aver riportato l’“accidentale” follow-up avvenuto anni dopo; interessante discussione sul rapporto fra anatomia, neurologia e tecniche osteopatiche

Limiti: come ogni case report, è difficilmente generalizzabile; sarebbe stata interessante qualche descrizione in più su cosa è avvenuto durante ogni visita e fra una visita e l’altra, riportando anche di volta in volta i sintomi percepiti dalla paziente; manca una valutazione dei limiti dello studio

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