Redazione
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15/10/2025 - Ultimo aggiornamento 15/10/2025

Chistopher K. Wong, Chelsea E. Macpherson | Anno 2025

Riduzione dei Parametri Clinici dell’Andatura Festinante a Valori Quasi Normali dopo Mobilizzazione dell’Articolazione dell’Anca: Rapporto di un Caso di Malattia di Parkinson

Patologia:

Malattia di Parkinson

Tipo di studio:

Case Report

Data di pubblicazione della ricerca:

18-07-2025

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Scopo dello studio

  • Obiettivo: mostrare l’utilità delle mobilizzazioni articolari dell’anca in un caso di malattia di Parkinson con l’insolito risultato del ritorno a valori quasi normali della deambulazione.
  • Outcome misurati: valutazione dei parametri temporospaziali della deambulazione (velocità, lunghezza del passo e cadenza) tramite cronometro digitale e conteggio manuale dei passi e del ROM passivo dell’anca tramite goniometria.

Partecipanti

  • Numero: 1
  • Descrizione: uomo, 51 anni. Diagnosi di malattia di Parkinson da tre anni. Presentava sintomi motori bilaterali, bradicinesia, rigidità, freezing nell’andatura e tremore intenzionale. La sua gestione farmacologica includeva dosi consistenti di carbidopa/levodopa, rotigotine e amantadina. La sua funzionalità generale era diminuita negli ultimi sei mesi e la festinazione peggiorava, impedendogli di partecipare alle sue partite settimanali di tennis. Non riportava dolore e camminava autonomamente senza ausili. ROM all’anca limitato e ipomobilità  articolare. Forza muscolare di 4 su 5 a livello dell’anca.
    La sua presentazione si allineava con il fenotipo di instabilità posturale/disfunzione dell’andatura (PIGD) e una diagnosi di stadio 3 di Hoehn-Yahr (da lieve a moderato). Inoltre, nonostante terapia farmacologica e fisioterapia settimanale, la prognosi era negativa di peggioramento e declino funzionale. È stato quindi definito un piano terapeutico personalizzato per migliorare l’andatura, la mobilità dell’anca e permettere il ritorno a giocare a tennis.

Interventi e valutazioni

  • Valutazione dei parametri temporospaziali della deambulazione (velocità, lunghezza del passo e cadenza) tramite cronometro digitale e conteggio manuale dei passi e del ROM passivo dell’anca tramite goniometria all’inizio dello studio, dopo la sessione 1, prima della sessione 2 e dopo la sessione 2.
  • 2 sessioni distanziate di quindici giorni (ma ne erano state previste 8).
  • Intervento:
    • 15 minuti di mobilizzazioni articolari dell’anca;
    • programma di esercizi domiciliari con allungamenti a fondo per mantenere la lunghezza del passo (3-5 ripetizioni, 30 secondi ciascuno) e poi allungamenti “Figure 4” in posizione prona per mantenere il ROM di abduzione ed extra-rotazione dell’anca;
    • incoraggiamento a continuare a camminare quotidianamente.
  • Tutti gli accertamenti e i trattamenti sono stati eseguiti da un fisioterapista specialista ortopedico certificato.

Risultati

Il ROM passivo dell’anca è aumentato, con l’abduzione che è passata da 10 a 25 gradi, l’estensione da 10 a 20 gradi e la rotazione esterna da 30 a 50 gradi.

I parametri temporospaziali della deambulazione sono migliorati in modo importante: la velocità dell’andatura è aumentata del 20,4% (da 1,08 a 1,30 m/s), superando la differenza minima clinicamente importante (MCID) per la malattia di Parkinson (0,06 m/s). Inoltre, ha raggiunto valori vicini alla norma per età e sesso (1,38-1,49 m/s). La lunghezza del passo è aumentata del 30,2% (da 0,53 a 0,69 m), avvicinandosi anch’essa alla norma (0,71 m). Questo aumento ha superato i cambiamenti tipici di piccola entità osservati con altri trattamenti non farmacologici per il Parkinson. La cadenza del passo è diminuita del 7,3% (da 2,05 a 1,90 passi/s), avvicinandosi alla norma (1,89 passi/s), mentre la festinazione non era più evidente alla rivalutazione dopo la seconda sessione.

Dopo le due sessioni di terapia effettuate, il paziente ha riferito miglioramenti immediati nella deambulazione e ha raggiunto il suo obiettivo primario di tornare a giocare a tennis.

Al follow-up telefonico di sette mesi dopo, il paziente ha riportato di continuare a camminare senza festinazione visibile e di giocare regolarmente a tennis.

Discussione

Questo studio ha mostrato come, dopo sole due sessioni incentrate sulla mobilizzazione articolare, il paziente ha mostrato miglioramenti nel ROM passivo dell’anca, nella velocità di deambulazione e nella lunghezza del passo. Questi risultati sono emersi come clinicamente significativi e ben maggiori rispetto ai risultati comuni che si ottengono in caso di Parkinson. Infatti, i parametri temporospaziali della deambulazione sono stati ripristinati a valori quasi normali rispetto a persone sane di pari età e sesso.

Molto probabilmente, l’ipomobilità articolare passiva rilevata in fase di esame iniziale limitava in maniera importante il movimento muscoloscheletrico attivo e la funzione. Nel caso specifico, le limitazioni del ROM dell’anca su tre piani restringevano l’andatura e i movimenti laterali specifici per il tennis.

Il miglioramento è avvenuto agendo sulle mobilizzazioni articolari piuttosto che sull’allungamento muscolare, poiché il sistema dei gangli della base e del tronco cerebrale controlla direttamente la rigidità muscolare ma non l’ipomobilità della capsula articolare. Le capsule articolari non sono direttamente innervate dai motoneuroni, offrendo un’opportunità per aumentare il ROM dell’anca e migliorare la lunghezza del passo e la velocità dell’andatura.

Naturalmente, in quanto case report, non è possibile estrapolare da questo studio considerazioni di causa ed effetto. Inoltre, un limite dello studio è la mancanza di un’analisi dell’andatura tramite appositi strumenti di analisi, benché l’analisi effettuata nello studio è stata quella tipica di un clinico nella sua pratica quotidiana.

Data l’insolita rapida ripresa del paziente a fronte della natura progressiva e neurodegenerativa della malattia di Parkinson, servono studi futuri più rigorosi che incorporino la valutazione del ROM passivo delle articolazioni con i parametri temporospaziali della deambulazione nel Parkinson. A tal proposito, è importante sottolineare come, benché la riabilitazione in caso di Parkinson sia multimodale, molte linee guida non citano affatto questo tipo di riabilitazione.

La recensione di Osteopedia

A cura di Marco Chiera

Punti di forza: interessanti i risultati ottenuti; valutazione della significatività clinica; presenza di un follow-up a lungo termine (seppur solo telefonico); buona presentazione dei risultati.

Limiti: come tutti i case report, è difficilmente generalizzabile; viene definita la malattia di Parkinson come neurodegenerativa, quando in realtà in letteratura e nella clinica sta emergendo l’esatto opposto, o meglio, che di per sé non si tratti di una malattia neurodegenerativa, bensì di una malattia su cui fattori stressanti (dal livello psicosociale a quello ossidativo biochimico) incidono pesantemente – e che proprio per questo necessita di una gestione multidisciplinare.

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